L’agave e la stella – poesia di Tiziana Monari dedicata a Paolo Borsellino

L’agave e la stella

Era morbida erba di siepe la morte, fronda di gelso, lieve piuma
di gabbiano
quando accarezzava leggera i miei sogni
che si libravano in un palpito d’azzurro
e salpavano senza alcuna rotta in mare aperto
su onde accarezzate dalla tempesta
su seni di luna gonfi di candore

mi seguiva perfida nel mio andare la morte
offrendomi il suo fiato, il suo dolore
ogni alba era la nostra alba, ogni sera il nostro orizzonte
ogni stagione la nostra neve
insieme seguivamo navi e porti sconosciuti
insieme scoprivamo agavi nati dal seme di qualche stella, vigneti
in fiore e isole d’amore
era allodola bianca la morte, ginestra in fiore che pendeva sul mare
era una madre che spigolava le stoppie
una voce di quiete illimitata nel mio quotidiano andare
aveva gambe caste e oscene, pelle di serpente, voce di drago
e mi corteggiava come impudica vestale
profumata di viole e di foglie di tiglio
di odio e di ipocrisia.
Era vestita di gemme d’oro la morte quel caldo giorno di luglio
quando ha sospirato greve nell’ombra
coperta di vampe e di fiamme
ha punto con un ago il mio cuore
e con gli occhi di brace
tra il sangue degli altri, il fumo, le grida, l’orrore
mi ha guardato negli occhi
e mi ha chiesto di fare l’amore

Tiziana Monari, dedicata a Paolo Borsellino

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